Caligula’s Party
Fattoria Vittadini
23 Ottobre
© Fattoria Vittadini

Prima Nazionale
Coproduzione

Caligula’s Party
Fattoria Vittadini

Caligula’s Party è il terzo spettacolo sul tema della mostruosità, progetto coreografico che si sviluppa intorno alla figura del mostro e interroga i concetti di nemico, antieroe e paura, il valore negato all’inammissibile e all’errore nel presente. Partendo dall’opera teatrale di Albert Camus, lo spettacolo rielabora una propria scrittura scenica in danza, intorno al suo protagonista.

Chiuso nelle sue stanze C. è un imperatore in lutto per aver perso il senso della vita, in guerra con le logiche della società e del potere che egli stesso rappresenta, ossessionato dall’impossibile, in una dialettica interiore che lo frattura. Dalla sua solitudine infestata di fantasmi, riemerge una creatura provocatoria e indifferente che si svela al mondo attraverso una condotta immorale e oscena, impopolare e mostruosa. I controvalori che lo muovono, sfidano la norma e le regole approvate, processandone i limiti, le forzature, le ipocrisie, le false speranze che spesso, silenziosamente, conducono all!infelicità. C. è mostro perché si assume il compito di mostr-are ciòche non vuole esser visto, smascherare le bugie del mondo, mosso da una segreta, profonda, celestiale fame di libertà e verità. C. non è il mostro esiliato, custode del confine e dell’ombra, ma il re della festa a cui tutti sono invitati, un’ anarchico incoronato che scende in piazza come puro esempio di umanità che la società non è in grado di sopportare.

Come capitolo finale della ricerca coreografica sul mostruoso, nello spettacolo si incrociano danza e drammaturgia, corpo e parola, interrogando a i concetti di impossibile, immondo, non concesso, e insieme di felicità.

Caligola, Camus, Cherea, Chiara, chi è C.? C’è una parte di noi in cui C. è sovrano? Può essere il corpo il luogo dove rivoluzione e libertà sono concessi? Dove sperimentare l’utopia, l’impossibile e l’inaudito? Come possiamo essere anarchici? Coraggiosi? E impopolari? Siamo pronti a dare voce alla nostra intransigeza? Oppure qualcosa di più rassicurante ci spinge a soprassedere, e passivamente, aderire? Se accade, a quale prezzo? Quello di allontanarci sempre più dall’ essere noi stessi?

“che me ne faccio di una mano ferma, a cosa mi serve questo potere tanto straordinario se non posso cambiare l’ordine delle cose, se non posso far si che il sole tramonti ad est, che la sofferenza diminuisca e che gli esseri umani non muoiano più? Dormire o essere sveglio mi è indifferente, se non ho alcuna presa sull’ordine di questo mondo. Assumo su di me un regno in cui l’impossibile è sovrano. Voglio mischiare il cielo e la terra, confondere l’orrore e la bellezza, far scaturire il riso dalla sofferenza. Il mondo, così com’è non è sopportabile. Per questo ho bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualcosa di dissennato, forse, ma che non sia di questo mondo.”

Caligola

CREDITS

CREAZIONE E PERFORMANCE Chiara Ameglio
DRAMMATURGIA Aureliano Delisi
COLLABORAZIONE ALLA CREAZIONE Marco Bonadei
MUSICHE E PROGETTO SONORO Gianfranco Turco
DISEGNO LUCI Fabio Bozzetta
COSTUMI Elena Rossi
PRODUZIONE Fattoria Vittadini
COPRODUZIONE Padova Festival Internazionale La Sfera Danza
CON IL SUPPORTO Festival L’altra fedora
LIBERAMENTE ISPIRATO A Caligola di Albert Camus

Caligula’s Party
Fattoria Vittadini
25 Settembre
© Fattoria Vittadini
Caligula’s Party
Fattoria Vittadini
Prima Nazionale Coproduzione

Caligula’s Party è il terzo spettacolo sul tema della mostruosità, progetto coreografico che si sviluppa intorno alla figura del mostro e interroga i concetti di nemico, antieroe e paura, il valore negato all’inammissibile e all’errore nel presente. Partendo dall’opera teatrale di Albert Camus, lo spettacolo rielabora una propria scrittura scenica in danza, intorno al suo protagonista.

Chiuso nelle sue stanze C. è un imperatore in lutto per aver perso il senso della vita, in guerra con le logiche della società e del potere che egli stesso rappresenta, ossessionato dall’impossibile, in una dialettica interiore che lo frattura. Dalla sua solitudine infestata di fantasmi, riemerge una creatura provocatoria e indifferente che si svela al mondo attraverso una condotta immorale e oscena, impopolare e mostruosa. I controvalori che lo muovono, sfidano la norma e le regole approvate, processandone i limiti, le forzature, le ipocrisie, le false speranze che spesso, silenziosamente, conducono all!infelicità. C. è mostro perché si assume il compito di mostr-are ciòche non vuole esser visto, smascherare le bugie del mondo, mosso da una segreta, profonda, celestiale fame di libertà e verità. C. non è il mostro esiliato, custode del confine e dell’ombra, ma il re della festa a cui tutti sono invitati, un’ anarchico incoronato che scende in piazza come puro esempio di umanità che la società non è in grado di sopportare.

Come capitolo finale della ricerca coreografica sul mostruoso, nello spettacolo si incrociano danza e drammaturgia, corpo e parola, interrogando a i concetti di impossibile, immondo, non concesso, e insieme di felicità.

Caligola, Camus, Cherea, Chiara, chi è C.? C’è una parte di noi in cui C. è sovrano? Può essere il corpo il luogo dove rivoluzione e libertà sono concessi? Dove sperimentare l’utopia, l’impossibile e l’inaudito? Come possiamo essere anarchici? Coraggiosi? E impopolari? Siamo pronti a dare voce alla nostra intransigeza? Oppure qualcosa di più rassicurante ci spinge a soprassedere, e passivamente, aderire? Se accade, a quale prezzo? Quello di allontanarci sempre più dall’ essere noi stessi?

“che me ne faccio di una mano ferma, a cosa mi serve questo potere tanto straordinario se non posso cambiare l’ordine delle cose, se non posso far si che il sole tramonti ad est, che la sofferenza diminuisca e che gli esseri umani non muoiano più? Dormire o essere sveglio mi è indifferente, se non ho alcuna presa sull’ordine di questo mondo. Assumo su di me un regno in cui l’impossibile è sovrano. Voglio mischiare il cielo e la terra, confondere l’orrore e la bellezza, far scaturire il riso dalla sofferenza. Il mondo, così com’è non è sopportabile. Per questo ho bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualcosa di dissennato, forse, ma che non sia di questo mondo.”

Caligola

CREDITS

CREAZIONE E PERFORMANCE
Chiara Ameglio

DRAMMATURGIA Aureliano Delisi

COLLABORAZIONE ALLA CREAZIONE
Marco Bonadei

MUSICHE E PROGETTO SONORO
Gianfranco Turco

DISEGNO LUCI
Fabio Bozzetta

COSTUMI
Elena Rossi

PRODUZIONE
Fattoria Vittadini

COPRODUZIONE
Padova Festival Internazionale La Sfera Danza

CON IL SUPPORTO
Festival L’altra fedora

LIBERAMENTE ISPIRATO A
Caligola di Albert Camus